Chi era l’autore dell’ultima strage che ha insanguinato gli Usa

L’ultima strage negli Stati Uniti è stata compiuta da un veterano bianco pluridecorato di guerra, che, impugnata una Glock calibro 45, ha sparato all’impazzata in un locale notturno a una sessantina di km da Los Angeles e ha ucciso 12 persone. Poi, ha rivolto l’arma contro se stesso e si è suicidato.

Nella tragedia di Thousand Oaks, in California, sembrano riunite diverse variabili del ‘buco nero’ in cui periodicamente precipita l’America, che sia quella di Donald Trump o del suo predecessore Barack Obama: dalla diffusione delle armi alla solitudine disperata dei veterani, uno dei quali, l’ex marine Ian David Long, 28 anni, ha seminato terrore e morte verso le 23.20 nel Borderline C&W Bar and Grill, frequentato soprattutto da studenti di un vicino college di eta’ tra i 18 e i 21 anni. L’autore della sparatoria avrebbe lanciato un fumogeno prima di cominciare a sparare nel locale, in cui era in corso una festa country, la “notte del college”, cui partecipavano decine di ragazzi. Long, 28 anni, era già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti di lieve entità. Il suo corpo, privo di vita, è stato ritrovato all’interno del club e non sembra che avesse con lui alcun documento di identità.

L’assassino soffriva di “disturbo da stress post-traumatico”

Era vestito tutto di nero, con una felpa, il cui cappuccio gli copriva parte del viso. I motivi della sparatoria ancora non sono noti, ma gli agenti stanno in queste ore perquisendo la casa dell’aggressore. Il killer, ha spiegato lo sceriffo della contea di Ventura, Geoff Dean, “affermava di soffrire di disturbo da stress post-traumatico”, come numerosi veterani di ritorno una volta dal Vietnam o di recente dall’Iraq. “Negli anni abbiamo avuto diversi contatti con lui per fatti minori – ha aggiunto il poliziotto – tra cui un incidente stradale. L’ultimo intervento della polizia a casa sua, per disturbo della quiete, nell’aprile scorso”. Un suo amico ha detto che Long era andato in quel bar almeno un’altra volta, e che spesso ballava da solo in un garage.

L’ex militare aveva servito nel corpo dei marines dall’agosto del 2008 al marzo del 2013 come mitragliere. Era stato in Afghanistan dal novembre del 2010 fino al giugno del 2011, secondo quanto ha reso noto il Pentagono. La sua ultima assegnazione era stata a Kanehoe Bay, nella Hawaii. Aveva ricevuto diverse onorificenze: da un nastro per le azioni in combattimento, a due medaglie, istituite da George W. Bush quando questi era presidente, rispettivamente per la “Guerra globale al terrorismo e per la guerra in Afghanistan.

Il sergente eroe che ha tentato di fermare il killer

Se Long rappresentava il ‘buio’, la ‘luce’ per l’America di nuovo bagnata dal sangue di adolescenti innocenti arriva in queste ore, dal gesto di Ron Helus, il sergente aiuto sceriffo che ha tentato per primo di fermare il killer. L’agente, deceduto in ospedale, è oggi salutato come un ‘eroe’ dai media americani e sui social. Helus, che sarebbe andato in pensione il prossimo anno, aveva 29 anni di servizio alle spalle ed era, a sua volta, il veterano del dipartimento di polizia di Ventura. Helus aveva la sensazione di star andando incontro alla morte: chiamò la moglie prima di entrare nell’edificio. Una volta varcata la soglia del bar, è rimasto ferito da diversi colpi sparati dall’aggressore. “È morto da eroe”, dicono oggi i suoi colleghi, che, accorsi dopo lui e visto il collega ferito a terra, lo hanno tirato via dalla linea del fuoco. Ron Helus lascia un figlio dell’età di 2 anni. “Dio benedica tutte le vittime e le famiglie delle vittime”, ha scritto su Twitter il presidente americano, rendendo omaggio a Helus e al “grande coraggio della polizia”. 

Per la capogruppo parlamentare dei Democratici americani, Nancy Pelosi, Trump dovrebbe fare di più che un messaggio su Twitter. Serve, ha detto, “una soluzione bipartisan di buon senso per prevenire la violenza da armi da fuoco. Il popolo americano merita una vera azione per porre fine all’epidemia quotidiana di violenza armata che sta troncando la vita dei nostri ragazzi nei campus, nei luoghi di culto e sulle nostre strade”. Ieri il presidente americano, Donald Trump, aveva teso la mano proprio a lei per “alcune battaglie comuni”. Nell’elenco non ha però citato la vendita delle armi da fuoco, che, a dirla tutta, neanche la presidenza Obama aveva messo sotto controllo.