Torna la pena di morte in Sri Lanka. Al via i colloqui per assumere i boia

In Sri Lanka sono in corso i colloqui con 47 candidati che sperano di aggiudicarsi i due posti vacanti di boia. Lo hanno reso noto le autorità dello Stato asiatico dopo aver aperto alle candidature nel febbraio scorso. Amnesty International ha già lanciato l’allarme e chiesto al governo di non reintrodurre la pena capitale. Il presidente Maithripala Sirisena, grande ammiratore della politica antidroga del presidente filippino, Rodrigo Duterte, ha annunciato due mesi fa che avrebbe messo fine a una moratoria di 43 anni sulle esecuzioni capitali.

I candidati che saranno scelti dovranno, molto probabilmente, recarsi all’estero per l’addestramento. “Dato che non c’è una persona in Sri Lanka che abbia fatto un’esecuzione, dobbiamo inviare le nuove reclute all’estero per l’addestramento”, ha spiegato un funzionario. Così come “la fune, comprata per le impiccagioni, non è stata affatto utilizzata da quando è stata importata nel 2015, dovrà essere testata e certificata”. 

Amnesty nel frattempo ha dichiarato che il ritorno dei boia non porrà fine alla criminalità legata alla droga e che persone innocenti potrebbero essere giustiziate a causa dei difetti nel sistema giudiziario penale dello Sri Lanka. I criminali in Sri Lanka vengono regolarmente condannati a morte per omicidio, stupro e reati legati alla droga, ma fino ad ora le loro punizioni sono state sempre commutate in ergastolo.

Il capo dello Stato, che ha promesso di porre fine al traffico di droga, è convinto che il ritorno in attività dei boia possa facilitare il traguardo. L’ultima impiccagione giudiziaria nel Paese risale al 1976, ma un boia era rimasto in carica fino al suo pensionamento nel 2014.